23 febbraio 2012

la mostra di Hokusai


la sua opera più famosa "la grande onda"
"Hokusai Manga" erano i manuali  per i numerosi allievi
Adesso al museo provinciale di cultura di Kyoto si tiene la mostra di Hokusai, senza dubbio è uno dei più famosi giapponesi al mondo. Nacque nel 1760 a Katsushika di Edo (Tokyo) e il nome della terra natale è rimasto come il suo cognome d'arte effettivo ancora oggi, lo dico così perché lui cambiò il nome d'arte per più di 30 volte nella sua vita. "Hokusai è uno dei primi nomi per la sua carriera e nella fase di vecchiaia si faceva chiamare addirittura "pittore fanatico", questo nome simboleggia benissimo la sua vita maniacale della pittura. Non pensava altro che dipingere, dormiva solo quando si stancava a dipingere, era vestito sempre di stracci, non faceva mai le pulizie e poi quando le immondizie facevano un mucchio cambiava casa, si racconta che Hokusai si trasferì per 93 volte. Durante la sua lunga vita di 90 anni lasciò più di 30,000 opere, tra cui c'è la famosa serie degli Ukiyo-e (stampa giapponese), "36 vedute del monte Fuji". Dipingeva anche per gli stranieri e le sue opere arrivate in Europa  influenzarono molto la pittura degli impressionisti francesi. Però lui non morì contento, anzi disse così prima di morire, "Se il cielo mi avesse dato ancora 5anni di vita, sarei diventato di sicuro un autentico pittore..." Morì a 90 anni ancora avido di dipingere, è un personaggio davvero originale!  Questa mostra è stata progettata per celebrare il 250° anniversario della nascita di Hokusai, si possono incontrare le sue opere provenienti dalla collezione del museo di Honolulu (Hawàii) dove sono conservati circa 10,000 opere di  Ukiyo-e. Si mostrano 170 opere dividendo in due fasi (la prima fase è dal primo febbraio fino al 26 febbraio, la seconda fase è dal 28 febbraio fino al 25 marzo, le opere saranno sostituite totalmente). Ci sono circa 20 opere di "36 vedute del monte Fuji" che sono apprezzate per la bella composizione e per la bravura in disegno, poi c'è anche "Hokusai Manga", che è composto di 15 volumi e di 4000 disegni di vari soggetti, ed era diffuso come i manuali didattici tra pittori dilettanti e artigiani. Ho già visto la prima fase e l'ho trovata ben rifornita. Non vedo ora di vedere la seconda fase.
p.s. oggi il 23 febbraio è il giorno del monte Fuji, perché 2 2 3 (la data in giapponese si dice prima il mese e poi il giorno) si può pronunziare Fu (2) Ji (2) San (3).

21 febbraio 2012

rigenerazione dei pini di Takada-Matsubara


Takada-Matsubara, prima del maremoto del 11 marzo 2011.
Purtroppo non c'ero mai stata, era uno dei più belli panorami del Giappone. Ho scritto "era" perché non esiste più. Si tratta di un frangiflutti di alberi composto di circa 70,000 pini, proseguiva per 2km lungo la spiaggia di Rikuzen-Takada. Aveva subito tante volte lo tsunami anche prima ma aveva sempre difeso il paese dai danni di maremoto. Questa volta è stato troppo grande, lo tsunami del 11 marzo che aveva più di 10 metri di altezza, ha falciato tutti gli alberi tranne un pino rimasto in piedi miracolosamente. Questo pino, che ha più di 250 anni e 30 metri di altezza, è chiamato proprio "il pino di miracolo" o "il pino di speranza" ed ha incoraggiato moltissimo i sinistrati come un simbolo di ricostruzione. Però ultimamente hanno trovato anche questo già marcito per l'assorbimento della salinità. Nonostante i numerosi  provvedimenti presi dagli esperti, l'albero non risorgerà più purtroppo.

l'unico pino rimasto in piedi, chiamato "il pino di miracolo"
Allora ci sono stati gli studenti dell'istituto d'artigianato di Kyoto a prendere la decisione di utilizzare questi pini spazzati dallo tsunami per realizzare una statua del Buddha Dainichi ordinata dal tempio Kiyomizu-dera. In agosto dell'anno scorso sono andati a Rikuzen-Takada per scegliere i pini adatti ed hanno preso circa 30 pini. Durante il lavoro di scultura hanno invitato tanti cittadini sia di Rikuzen-Takada che di Kansai a fare una scalpellatura per inserire dentro la statua i pensieri dedicati alle vittime. Pure il re e la regina del Bhutan che sono venuti in Giappone per il viaggio di nozze, hanno visitato l'officina per partecipare a questa iniziativa.
il re del Regno Bhutan con la bellissima sposina, sta per fare una scalpellatura.
Qualche giorno fa sono andata a vedere questa statua appena completata alla mostra di laurea degli studenti. Per fortuna c'era ancora possibilità di fare una scalpellatura all'insegna dove sono scolpiti 4 ideogrammi ( sono calligrafie del priore del Kiyomizu-dera) "一心合力", significa "unire le forze con un'anima sola". Ho scolpito il secondo ideogramma che sarebbe "anima" o "cuore" e mi hanno regalato i trucioli generati da me stesso come un segno della partecipazione. In primavera la statua sarà consacrata al tempio con tutti i nomi che hanno fatto la scalpellatura incluso il mio.
ci invitavano di fare una scalpellatura all'insegna

ecco la statua fatta dagli studenti. Potete trovarla al tempio Kiyomizu-dera a partire dalla primavera.

13 febbraio 2012

Ohara-Sanzenin


Ohara; un paesino rustico ed è molto amato dai turisti giapponesi, ma è sempre in comune di Kyoto.
Oggi vorrei presentare uno dei più famosi villaggi in Giappone per la storia e per i bei templi sparsi in una piccola conca circondata dal sistema del monte Hiei, che è la mecca della sètta Tendai giapponese a partire dall'epoca Heian (9° sec). Il villaggio Ohara si trova 12km a nord-ovest della città (ci vuole un ora con autobus dalla stazione di Kyoto) e qui ancora si conduce una vita campestre coltivando riso e varie verdure. Nell'epoca Heian c'era il terreno a pascolo dove allevavano cavalli e buoi ed era conosciuto anche come un paesino-produttore di carbonella per la città. Poi Ohara si sviluppò in un punto di collegamento fra la capitale e la baia di Wakasa (Mare del Giappone, 80 km dalla capitale) dove furono sbarcati sgombri che erano ghiottonerie necessarie per la festività nella capitale, così ci passarono tanti viaggiatori e trasportatori di sgombri salati. Venivano anche gli aristocratici che volevano isolarsi dal mondo, poi alcuni di loro ci rimasero per sempre per fare una vita da eremita. Essendo situato al piede del monte Hiei, era anche una area religiosa con diversi templi buddhisti di sètta Tendai i quali funzionavano da centro di addestramento al canto liturgico chiamato "Shomyo" che riecheggiava per la conca. Ancora oggi  in Ohara c'è una decina di templi sparsi lungo i ruscelli, tra cui c'è il famoso Sanzenin, è un bellissimo tempio con i vari giardini, ma tutti sono giardini tipici di Kyoto. A me piace di più il giardino "Yusei-en" con il mare dei muschi dove vengono collocate le lanterne sobrie e le statue graziose. Secondo me nessuno riuscirà a non scattare una foto qui.
il giardino "Yusei-en" e il palazzino "Oujo-Gokurakuin" originale del 12° secolo; dentro il palazzo c'è una trinità delle statue del Buddha Amitaba e delle due bodhisattva particolarmente sedute allo stile Yamato (seiza). Non dimenticate di osservare anche il soffitto a "barca rovesciata" originariamente era dipinto in colori vivaci.

ci sono le statuette di Jizo qua e là

il giardino "Shuheki-en" attribuibile al Sowa Kanamori che era un grande maestro del tè dell'epoca Edo. Il caratteristico del giardino è la siepe curvata. Era molto bello con la leggera nevicata.

c'è anche un "Tsubo-niwa", è un giardinetto che si trova interno dell'edificio, è tipico giardino Kyotese. Di solito è molto piccolo ma c'è tutto qui.

ho incontrato una bella ragazza vestita da "Oharame", era contadina-venditorice della legna o della specialità del villaggio, una volta andavano a vendere a piedi in città per 20km andata e ritorno portandole sulla testa.


Visualizzazione ingrandita della mappa

7 febbraio 2012

il tempio di Daruma


la porta d'ingresso del tempio Horinji, ma si capisce subito che questo è Daruma-dera senza leggere il nome.

Daruma-do; il palazzino dedicato al Bodhidharma. Stavano recitando una preghiera  davanti alla statua.

fuori si vendevano le Daruma di varia grandezza.

Hojou (il palazzo principale), queste Daruma sono state donate dai fedeli.

davanti all'altare c'è la statua del Buddha sdraiato di grandezza naturale, in Giappone è abbastanza difficile trovare una statua di questo genere.



Il tempio si chiama ufficialmente "Horinji", ma per non confondere con l'altro tempio di medesimo nome che si trova a Arashiyama ed anche è più famoso di questo, lo chiamano  "Daruma-dera". Il tempio sta a due passi dall'incrocio Enmachi e dà sulla stradina lungo il fiume Kamiya. Una volta arrivato alla porta d'ingresso si capirà subito perché hanno dato questo nomignolo al tempio, è proprio pieno delle bambole di Daruma in tutto il tempio. Dicono che qui ci sono circa 8,000 Daruma che saranno tutti i voti dei fedeli. La bambola di Daruma è molto popolare in Giappone sia come mascotte che come giocattolo, considerato un pupazzo di buon augurio perché anche se lo rovesciamo si raddrizza da solo per la sua figura rotonda senza gambe ne braccia ed anche per il suo basso centro di gravità. Perciò Daruma è diventato una figura votiva che ci porti gli sforzi costanti e la pazienza che sono ambedue le virtù più apprezzate in Giappone. La bambola Daruma rappresenta il Bodhidharma che è un personaggio di intorno al 6° secolo ed è il patriarca dello Zen. Nacque come il terzo principe di un paese in India meridionale però abbandonò il mondo per farsi bonzo. Poi diventò il 28° patriarca del Buddhismo indiano ereditando la dottorina del Shakyamuni. Andò in Cina per diffondere lo Zen e secondo la famosa leggenda, si stabilì nel tempio Shàolin-sì nei pressi dell'antica capitale Luoyang e lì fece lo Zen voltandosi verso il muro per 9 anni senza muoversi fino a putrefare le sue membra. Ecco così  in Giappone, dove ben diffuso lo Zen, col tempo la sua figura si trasformò in bambola di cartapesta semplicemente rotonda senza gambe ne braccia. Di solito le Daruma sono vendute con gli occhi bianchi in modo che l'acquirente possa riempire le pupille con inchiostro di china. Si dice che bisogna disegnare la pupilla sinistra (la nostra destra stando di fronte alla bambola) per primo esprimendo un desiderio, e poi dopo che si sarà avverato il desiderio riempie anche la destra. Questo Daruma-dera di Kyoto fù fondato nel 18° secolo particolarmente da un signore cambiavalute (comunemente fondatori dei templi Zen erano samurai) e però subì ben tre volte i disastri. Dopo l'utimo disastro che sarebbe la seconda guerra mondiale, i fedeli cominciarono a portarci le Daruma in modo da esprimere la loro volontà di "ricostruire" con lo spirito di Bodhidharma descritto spesso in 4 ideogrammi 七転八起 (anche se uno cade per 7 volte, basta che si alzi per 8 volte). Ancora oggi continuano a portare le bambole dopo che sono stati esauditi i loro desideri. Grazie a questa iniziativa, l'aspetto del tempio è diventato molto originale e simpatico. Allora, non volete apprezzare un giardino zen essendo accompagnato dai pupazzi?
durante la festa di Setsubun vendono anche Daruma-yaki, più o meno lo stesso gusto di Dora-yaki.
le Daruma e il giardino Zen, ma chi riuscirebbe a fare lo Zen qui???

3 febbraio 2012

mangiamo Ehou-maki

Oggi è la festa di Setsubun su cui avevo già scritto diverse volte. Siccome Setsubun è la vigilia di Risshun (立春), da domani dovrebbe iniziare la primavera, ma mi sembra che sia ancora lontana. In questi giorni non solo a Kyoto, in tutto il paese tranne Okinawa, fa molto freddo e in alcune zone è nevicato abbondante. Speriamo che piano piano il freddo si attenui come dice il calendario. A proposito, alla festa di Setsubun abbiamo l'usanza di mangiare  "Ehou-maki". Ehou significa "direzione fausta" e "maki" è makisushi, immagino che ormai anche in Italia non sarà difficile trovarlo. Sinceramente non so esattamente se ci sia qualche differenza tra Ehou-maki e Makisushi, probabilmente saranno quasi identici. Comunque Ehou-maki si mangia esclusivamente alla Setsubun, poi in generale dentro ci mettono 7 ingredienti ( sono più popolari frittata, fungo, tofu liofilizzato, kanpyo (zucca), cetriolo ecc) perché il numero 7 simboleggia la fortuna o la felicità. Così avvolgiamo buona fortuna in sushi e lo mangiamo. Però attenzione, ci sono tre regole da rispettare.
1, Ogni uno deve mangiare un maki intero, quindi maki non va tagliato perché "tagliare" potrebbe essere un atto di cattivo auspicio.
2, Si deve voltare verso "Ehou" o direzione fausta quando lo addenta. Ehou è la direzione in cui stanno gli dei Toshigami che ci portano la felicità e la nuova anima all'inizio dell'anno. Ma Ehou cambia ogni anno adeguandosi ai tronchi celesti (astrologia cinese), e quella di questo anno è Jin cioè nord-nordovest di oggi.
3, Si deve mangiarlo in silenzio pregando gli dei un desiderio. Se parli, la fortuna va via...

Non vi sembra divertente? Non sappiamo dove e quando è nata questa usanza ma è più diffusa in Kansai che in Kanto. Chissà quanti maki saranno consumati solo stasera...


al supermercato, c'era una montagna di Ehou-maki

che simpatico, il pacchetto con l'illustrazione.

sempre al supermercato, ci insegna cortesemente "Ehou di questo anno è nord-nordovest"
un tempietto che si trova in Shinsenen, dedicato al dio Toshigami.  Particoralmente è orientabile, si cambia ogni anno la direzione perché il fedele davanti all'altare si volga verso Ehou.


buon appetito!  いただきます!